I PRONOMI PERSONALI

L’uso dei pronomi personali in giapponese è particolare.
Se il contesto della frase è chiaro, i giapponesi preferiscono non utilizzare pronomi personali. Pertanto è importante non solo studiarli ma anche studiare e capire quando non usarli! Al contrario di quel che accade per molte lingue occidentali, nella lingua giapponese non ci sono regole stringenti che impongono la presenza di un soggetto grammaticale in una frase.

Ecco alcuni pronomi giapponesi:

io tu
watakushi
わたくし
otaku
おたく
molto formale
watashi
わたし
anata
あなた
formale
boku (maschile)

atashi (femminile)
あたし
kimi (maschile)
informale
ore (maschile)
omae (maschile)
お前
anta
あんた
molto informale

Tra questi pronomi, “watashi” e “anata” sono i più comuni. Ad ogni modo, come sopra menzionato, spesso vengono omessi. Quando ci si indirizza ad un superiore, “anata” non è appropriato e deve essere assolutamente evitato. Al suo posto si utilizza il cognome della persona.

Anata” è usato dalle mogli quando si rivolgono ai propri mariti. Talvolta i mariti si rivolgono alle proprie mogli usando “omae“, anche se il suo uso è ormai desueto e fa’ risultare la frase un po’ troppo arcaica.

I pronomi per la terza persona sono “kare” (se riferito ad un uomo) o “kanojo” (se riferito ad una donna). Si preferisce però, all’uso di questi pronomi, il ricorso al cognome o al nome della persona o ancora l’uso di “ano hito” (letteramente: quella persona). Non è necessario specificarne il genere.

Kyou Jon ni aimashita.
今日ジョンに会いました。
Oggi l’ho (John) visto.
Ano hito o shitte imasu ka.
あの人を知っていますか。
La conosci (lett.: conosci quella persona)?

Kare” o “kanojo” spesso vengono usati per riferirsi rispettivamente al proprio fidanzato e alla propria fidanzata.

Kare ga imasu ka.
彼がいますか。
Hai il fidanzato?
Watashi no kanojo wa
kangofu desu.
私の彼女は看護婦です。
La mia fidanzata è infermiera.

Per creare il plurale, si aggiunge il suffisso ~ tachi (~達), ad esempio “watashi-tachi” (noi) o “anata-tachi” (voi). Il suffisso ~ tachi può essere aggiunto non solo ai pronomi ma anche a sostantivi riferiti a persone. Ad esempio, “kodomo-tachi (子供達)” significa “bambini”.

All’uso del suffisso ~ tachi si preferisce ~ gata (~方) quando si crea il plurale di anata. Anata-gata (あなた方) è più formale di anata-tachi.

Il suffisso ~ ra (~ら) si utilizza per il plurale di “kare“, ad esempio “karera” (essi).

 

Scrittura hiraganaScrittura hiragana

Continuiamo ora con qualche esercizio di scrittura hiragana.
In questa lezione impareremo come tracciare i caratteri

ら(ra) · り(ri) · る(ru) · れ(re) · ろ(ro)

come al solito aiutandoci con la tabella sottoriportato per seguire correttamente l’ordine e la direzione dei tratti.

 

Kanji

Introduciamo ora un nuovo kanji: U che, spesso, nei composti si legge ame. Questo kanji significa: pioggia.
Ricordo ancora che i kanji hanno due modi di lettura, o pronunce, la pronuncia on e la pronuncia kun.
La lettura “kun” è usata prevalentemente quando il kanji è isolato sia come parola a se stante sia quale aggettivo o radice verbale.
La lettura “on” è basata sulla pronuncia originale cinese del kanji ed è usata tipicamente quando il kanji è parte di una parola composta, vale a dire scritto con almeno un altro kanji per formare una parola.
Un kanji può avere più di una lettura on e/o più di una lettura kun. Riportiamo quindi la/le lettura/e kun in minuscolo e la/le lettura/e on in maiuscolo.

Il kanji ame/U

Il kanji ame/U

Così, ad esempio, avremo:

Termini che ricomprendono il kanji ame/U

…e anche per questa lezione è tutto!

 

L'autore

Marco Forti

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Maestro di Karate e Reiki. Insegna Koryu Uchinadi Kenpo-jutsu (sistematizzazione didattica moderna dei metodi di combattimento storici di Okinawa che hanno dato origine al karate classico, disciplina interamente finalizzata all'autodifesa) e Usui Reiki a Cesena.