Fino alla fine del paleolitico superiore (circa 12.000 a.C.), l’attuale arcipelago giapponese era unito al continente asiatico a nord con l’attuale Siberia e a ovest con la penisola coreana, le due lingue di terra vennero poi sommerse dall’innalzamento del livello del mare derivante dallo scioglimento degli immensi ghiacciai al termine dell’era glaciale.

Si può supporre che il Giappone fosse abitato da popolazioni paleolitiche, probabilmente arrivate dal continente asiatico già 30 mila anni prima della nascita di Cristo.
Gli archeologi non hanno finora scoperto tracce rilevanti sull’esistenza di una civiltà paleolitica nell’arcipelago, ma sono generalmente d’accordo nel riconoscere due culture neolitiche: Jōmon e Yayoi.

Periodo Neolitico

Jōmon (circa 10.000 a.C. – 300 a.C.)

Secondo il Kojiki, “Cronaca degli avvenimenti antichi”, testo che riporta le origini storico-mitologiche del Giappone, scritto nel 712 d.C., l’Impero nipponico sarebbe stato fondato nel 660 a.C. con l’ascesa al trono dell’imperatore Jimmu Tenno, discendente dalla dea del sole (Amaterasu).

caratteristico vaso del periodo JomonMitologia a parte, a partire dal 10.000 a.C. si hanno tracce della civiltà Jōmon. Il nome di tale civiltà deriva dai caratteristici disegni presenti sui vasi e ottenuti premendo corde sull’argilla ancora cruda (Jōmon significa appunto “disegno a forma di corda”).

Non conoscevano i metalli ma lavoravano la pietra ed il loro sostentamento derivava prevalentemente dalla caccia (in particolare di cervo e cinghiale), dalla pesca e dalla raccolta di vegetali e molluschi, possedevano forse una rudimentale forma di agricoltura. Come i reperti hanno evidenziato, si trattava di popolazioni semi-stanziali che vivevano in capanne seminterrate dal tetto di paglia.

doguOltre ai vasi di terracotta, caratteristici di questa cultura sono i dōgū, statuette di terracotta che riproducono misteriose figure femminili stranamente stilizzate la cui funzione non è ancora chiara. Si può ipotizzare che rappresentino divinità.

Da uno studio sui teschi rinvenuti emerge che i popoli del periodo Jōmon sono i diretti antenati degli Ainu. Gli Ainu infatti hanno abitato il Giappone fin dai tempi più antichi; si tratta di una popolazione che ha caratteristiche somatiche, culturali e linguistiche, più simili a quelle delle popolazioni caucasiche rispetto a quelle dei popoli asiatici circostanti.

Con il passare dei secoli sono stati progressivamente spinti verso nord dalla pressione dei popoli arrivati successivamente dal continente asiatico. La civiltà degli Ainu è stata a lungo disprezzata dai giapponesi, che l’hanno sempre considerata barbara. Oggi gli Ainu sono ridotti a poche migliaia di persone che vivono in alcune zone dello Hokkaidō, la più settentrionale delle quattro isole maggiori del Giappone.
Probabilmente la nascita della cultura Jōmon è legata anche all’arrivo in Giappone di nuove popolazioni dal continente asiatico.
È anche possibile che il passaggio tra cultura paleolitica e cultura Jōmon sia avvenuta all’interno di una stessa popolazione, forse sotto lo stimolo dell’immigrazione di un piccolo numero di uomini che potrebbero aver introdotto tecniche più avanzate.
Comunque si ritiene che a partire dal periodo Jōmon il Giappone fosse abitato anche da popolazioni di tipo asiatico, e che la cultura Jōmon non sia stata prodotta totalmente dagli Ainu.

Periodo Yayoi (circa 300 a.C. – 300 d.C.)

Attorno al 300 a.C., mentre il nord del Giappone continua a vivere nella cultura del periodo Jōmon, nelle isole di Kyūshū e Honshū compare una civiltà più evoluta. Il nome attribuitole, Yayoi, deriva dalla zona di Tōkyō (Yayoichō) in cui sono stati rilevati i reperti di un importante insediamento.

Come accennato però tale civiltà compare inizialmente nel Kyūshū (la più meridionale delle quattro isole principali del Giappone) e si diffonde progressivamente verso nord e verso est; il fatto che il centro di irradiazione sia l’isola di Kyūshū fa’ ritenere che tale civiltà abbia subìto influssi migratori dalla penisola coreana dalla quale, probabilmente venne importata la coltivazione sommersa del riso.

dotakuI popoli del periodo Yayoi conoscevano quindi l’agricoltura, la ceramica, la tessitura e la lavorazione del bronzo e del ferro. Sono stati rinvenuti vasi e stoviglie di fattura più raffinata delle terrecotte Jōmon, ed inoltre attrezzi di pietra, legno e ferro. Il bronzo era utilizzato soprattutto per oggetti legati a pratiche religiose o cerimoniali; caratteristici dell’epoca sono i dōtaku, specie di campane di bronzo di cui non si conosce la precisa funzione.

Le abitazioni, raggruppate in villaggi di 20-30 unità abitative, erano capanne seminterrate di dimensioni notevoli ricoperte da un tetto di paglia sorretto da travi. Sono state rinvenute anche tracce di abitazioni di struttura più leggera e dalle forme simili a quelle delle capanne polinesiane. Ciò lascia intuire che in quel periodo possano essersi verificati anche flussi migratori dal sud.

Gli insediamenti Yayoi mostrano gli inizi di una struttura sociale più complessa e gerarchica mentre quelli del periodo precedente lasciavano intuire una struttura sociale pressoché egualitaria. Nel periodo Yayoi infatti la struttura dei villaggi e dei corredi funerari ritrovati nelle caratteristiche tombe a giara ricoperte da lastre di pietra, sembrano rispecchiare una gerarchia sociale definita.

Sono stati anche rinvenute strutture soprelevate adibite alla conservazione del riso e al deposito di armi che fanno pensare alla nascita di bande armate o piccoli eserciti per la difesa del villaggio o l’espansione dell’influenza del gruppo a villaggi vicini.

A poco a poco nascono clan tribali estesi (uji) legati da una comune origine e dalla venerazione di comuni antenati; alcuni di questi, soggiogando o alleandosi con altri clan, si ingrandirono fino ad assumere le caratteristiche di piccoli stati.

Alcuni clan erano sicuramente in contatto con la Cina e con la Corea fin dal periodo Yayoi, come documentano alcuni passi delle cronache cinesi.
Ad esempio secondo una cronaca cinese del II secolo d.C. nella “terra dei Wa”, come i cinesi di allora chiamavano il Giappone, esistevano circa un centinaio di stati, di cui alcuni erano tributari della Cina. Inoltre, nel periodo cinese dei Tre Regni (220 d.C. – 280 d.C.), la “Cronaca dei Wei” (Wei Zhi, compilata verso la metà del III secolo d.C.) riferisce di un regno di Yamatai, comandato dalla regina e sacerdotessa Himiko, che unificò una trentina di stati.
Non è chiaro se Yamatai sia da identificare con il successivo stato di Yamato (nell’attuale regione di Kyōto, Ōsaka e Nara) oppure con uno stato diverso situato, secondo alcuni, nell’isola di Kyūshū).

 

L'autore

Marco Forti

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Maestro di Karate e Reiki. Insegna Koryu Uchinadi Kenpo-jutsu (sistematizzazione didattica moderna dei metodi di combattimento storici di Okinawa che hanno dato origine al karate classico, disciplina interamente finalizzata all'autodifesa) e Usui Reiki a Cesena.